Lo sentiamo dire spesso: lo sport aiuta a superare i limiti.
Ma di quali limiti stiamo parlando?
Se ti trovi davanti una parete da arrampicata alta 17 m, quale pensi sarà il limite per un bambino di 11 anni?
Per Marco, non è la vertigine, né la fatica. Scala la parete verticale con la corda senza mai un indugio, con l’agilità e la velocità di uno scoiattolo e, arrivato al soffitto, come un falco si cala a terra.
Ride: non ha nessuna paura, è capace, instancabile, libero, questa è la sua disciplina.
Il limite di Marco è l’attenzione. La difficoltà maggiore è concentrarsi e resistere agli stimoli esterni, controllare l’impulso di reagire senza sosta a tutto ciò che lo circonda. All Inclusive Sport, negli anni, gli ha fatto provare tante discipline, dal nuoto all’atletica, dalla ginnastica al parkour: niente lo interessava abbastanza da fargli mantenere la concentrazione.
Poi, Marco ha fatto due scoperte.
La prima si chiama Carla, un’insegnante di judo con rare doti di empatia. Accanto a Carla, Marco ha scoperto di avere la capacità di calmarsi e rallentare. Entra sul tatami agitato, ne esce sereno e in pace.
La seconda scoperta è l’arrampicata: alla Just Climb, Marco ha trovato un contesto in cui la sua irresistibile attrazione per l’altezza (fonte di diversi momenti di terrore per la famiglia, sin da quando era piccolo) può essere coltivata.
In questa disciplina, Marco valorizza le sue rare capacità di scalatore insieme agli altri bambini e supera spontaneamente alcuni limiti legati all’attenzione.
E i compagni e gli allenatori?
“Sono bravi” ci dice Marco col sorriso “ma secondo me sono tutti matti!”