
Ti è mai capitato di percorrere in auto una galleria lunghissima, grigia, stretta, mal illuminata, e poi sbucare improvvisamente su un panorama che ti meraviglia? La luce che ti abbaglia, l’inaspettata vastità del paesaggio che ti toglie il fiato. La ammiri finché puoi e ti ci riempi gli occhi, senti che ti fa bene. Fino a che devi rientrare (ahimè) in un’altra galleria, e quella magia finisce.
Ecco, entrare in un allenamento di baskin è un po’ la stessa cosa. E non è solo un gioco di parole: il Magic Baskin di Scandiano è una squadra magica.
Il perché ce lo racconta benissimo Antonio, allenatore e fondatore, educatore di professione: “Il baskin è lo specchio di una società ideale, in cui ognuno ha il proprio spazio, il proprio ruolo, e sa di essere importante per il raggiungimento dell’obiettivo comune”.
La magia è che l’inclusione qui è assolutamente reale: il giocatore più piccolo fa le elementari, il più grande è sposato, ci sono maschi e femmine, ciascuno con le proprie abilità e disabilità. Ci sono anche i genitori qualche volta (soprattutto quando dopo si va a cena…). E tutti si supportano a vicenda, con una naturalezza assoluta. Eppure, c’è tutto l’agonismo dello sport, il sudore, la voglia di vincere: si gioca sul serio, anche se si ride.
È la spontaneità delle relazioni fra persone così diverse che meraviglia, venendo dal mondo di fuori.
Che, nel farti sentire così bene, ti fa quasi un po’ male, si può dire? Perché, finito l’allenamento, sai che dovrai tornare di là. Dovrai rientrare in quella galleria stretta e buia in cui passi la maggior parte del tuo tempo, a spiegare agli altri che l’inclusione è possibile. Di più, che è molto divertente. Che esiste un mondo a parte in cui la magia si realizza, in una piccola comunità di atleti e genitori, con un paio di tutor di All Inclusive Sport.
Non ci credi? Esci dalla galleria e vieni ad un allenamento di baskin.
Foto di Nando Wing