Tanti apprezzamenti per All Inclusive Sport a Exposanità: lo studio qualitativo sul progetto è stato presentato all’evento sanitario nazionale di Bologna.
Dal 17 al 19 a Bologna si tiene la 23esima edizione di Exposanità, la manifestazione nazionale dedicata alle professioni sanitarie e socio-sanitarie, che nel 2024 si concentra sull’importanza delle risorse umane e sulla valorizzazione delle competenze come strumento chiave per assicurare qualità e tenuta del Servizio sanitario nazionale.
In questo contesto, si inserisce alla perfezione la presenza ad Exposanità di All Inclusive Sport, il nostro progetto coordinato dal Centro Servizi per il Volontariato CSV Emilia e realizzato grazie alla collaborazione di tante realtà locali, tra le quali la Medicina dello Sport dell’AUSL di Reggio Emilia.
Il 17 aprile, in una delle sessioni divulgative dell’evento, Michela Compiani della Medicina della Sport reggiana ha presentato i risultati dello studio qualitativo condotto dalle unità operative della Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare e di Ricerca Qualitativa dell’AUSL IRCCS di Reggio Emilia, in collaborazione con il corso di laurea in Terapia Occupazionale Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Lo studio ha preso in esame le percezioni dei partecipanti ad All Inclusive Sport e ha indagato quali siano i facilitatori e quali le barriere all’inclusione sportiva degli atleti con disabilità: sono state condotte interviste semi-strutturate audio registrate e trascritte, su un campione di 32 persone composte da genitori e figli con disabilità.
La preziosa opportunità di divulgazione della ricerca si è concretizzata grazie alla chiamata di Aito (Associazione Italiana dei Terapisti Occupazionali), che va ringraziata per la propria sensibilità: a Bologna, una cinquantina di addetti ai lavori hanno ascoltato l’esposizione della Compiani, fatto numerose domande e mostrato apprezzamento per un progetto a oggi praticamente unico in Italia. Non a caso, i quesiti sono arrivati da operatori che lavorano in altre regioni, che per la prima volta hanno potuto conoscere il valore e l’attenzione alla base del cammino di All Inclusive Sport, ennesima conferma del valore del progetto reggiano, ispirazione per realtà similari attive in altri territori.
Per tornare allo studio, i risultati evidenziano:
1. L’importanza della pratica sportiva con i coetanei: rappresenta un confronto positivo per gli atleti con disabilità, per migliorarsi a livello fisico e prestazionale. Ma emergono anche aspettative sociali mancate: non sempre sport = nuove amicizie.
2. L’importanza della gratuità di All Inclusive Sport
Non c’è nessuna barriera economica all’ingresso: la famiglia paga solo e direttamente l’associazione sportiva. Il bambino/ragazzo con disabilità è un atleta iscritto come tutti gli altri, dal primo giorno.
3. L’importanza della figura del supertutor, un vantaggio rispetto ai coetanei. Il supertutor fornisce un orientamento iniziale alle discipline e alle associazioni sportive accoglienti. Inoltre, garantendo supervisione costante sul percorso sportivo, offre ai ragazzi con disabilità la possibilità di scegliere, di provare e di cambiare sport, con una guida. Una figura che i bambini senza disabilità non hanno al proprio fianco.
4. L’importanza del tutor, nella metà dei casi (116 su 223) a fianco dell’atleta con disabilità in ogni allenamento. Il tutor dedicato favorisce l’autostima dell’atleta, la consapevolezza dei suoi limiti e delle sue capacità e potenzialità. Facilita l’inclusione, le relazioni con gli allenatori e i compagni. Diventa una persona di fiducia per la famiglia. I genitori intervistati hanno sottolineato l’importanza della formazione specifica dei tutor, e la loro continuità nell’affiancamento al proprio figlio con disabilità.
5. La necessità di un maggiore impatto sul contesto
Il rapporto con gli allenatori e la loro preparazione sull’inclusione sono giudicati a volte insoddisfacenti.
Il sistema sportivo e i rigidi regolamenti delle Federazioni Sportive a volte limitano la partecipazione degli atleti con disabilità alle partite, e quindi alla vita della squadra.
I genitori intervistati hanno evidenziato la necessità di una maggiore comunicazione di All Inclusive Sport e dei soggetti pubblici/privati che collaborano al progetto.
“L’esperienza dei bambini con disabilità e delle famiglie che prendono parte al progetto All Inclusive Sport – uno studio qualitativo” è stato condotto da:
• Michela Compiani, terapista occupazionale, Azienda USL IRCCS, Unità operativa di Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare
• Luca Ghirotto, ricercatore qualitativo e metodologo, Azienda USL IRCCS, Unità di Ricerca Qualitativa
• Matias Eduardo Diaz Crescitelli, ricercatore qualitativo e metodologo, Azienda USL IRCCS, Unità di Ricerca Qualitativa
• Gianni Zobbi, direttore Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare Azienda USL IRCCS, Unità operativa di Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare
• Barbara Ilari, medico dello sport, Azienda USL IRCCS, Unità operativa di Medicina dello Sport e Prevenzione Cardiovascolare
• Barbara Volta, direttrice della Didattica Professionalizzante, Azienda USL IRCCS, Direzione delle Professioni Sanitarie
• Marco Gambarati, laureando del corso di Terapia Occupazionale, Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, corso di laurea in Terapia Occupazionale